“La fine del mondo”

Punta Arena, Cile  – 25 Maggio 2015

La vecchia Mitsubishi Pajero alzava la polvere sulla strada che portava al vecchio faro spagnolo.

Si potevano vedere fino a cinquanta, sessanta chilometri quando era nitido. La lunga caretera che portava alla fine del mondo era libera e silenziosa come durante la creazione della terra.

I colori, gli odori potevano far immaginare come doveva essere all’inizio di tutto, forse come sarà alla fine.

Questo era il posto che aveva scelto per lasciare tutti dietro. Era il suo buen ritiro, senza più mandanti o vittime, senza la violenza che gli aveva fatto da sposa fedele e muta per decenni. Solamente il vento che ti spaccava la testa, ti entrava dentro e non ti usciva più, nemmeno quando dormivi cercando di nascondere la testa sotto il cuscino per non sentirlo.

Sebastian guidava lento la jeep mentre il suo passeggero sonnecchiava sul sedile di fianco. Il paesaggio continuava a cambiare dai finestrini polverosi e incrinati dal tempo. Terra, sabbia, rocce. Tutto si mischiava indistintamente, come se fosse stato lasciato in fretta e furia dal grande architetto, come se fosse corso via per iniziare un’altra opera.

Origini

Quando inizi a far scorrere la penna sul foglio la prima emozione che ti pervade è completamente centrata sulla storia che stai per scrivere.

Una persona a me molto cara mi disse quando gli rivelai che stavo iniziando questo progetto:

“Ci sono più scrittori che lettori, pensaci bene prima di buttarti in questa avventura!”

Nonostante questo monito realistico non mi persi d’animo e ho dedicato il mio tempo libero, strappandolo da scampoli ritagliati tra l’attività e la famiglia. Con il tempo si matura una vorace fame di scrittura che consente di scrivere dovunque, mentre attendo un treno o un aereo, la mattina presto e la sera tardi quando devi scollegare tutto il fiume di pensieri e opere dell’attività principale per una catarsi  mentale.

In effetti devo ammettere che la voglia, il tempo insomma la passione di leggere un libro è sempre minore! Tutto ciò deriva da una naturale disaffezione, dai Social dilaganti, dalla dirompente TV e da un’invasione costante dal mondo digitale, ma per me l’odore della carta e la profondità in cui ti sa trascinare un libro nessuna immagine la può rendere.

L’inizio è stato quasi in discesa.  Ho scritto il plot del primo romanzo ‘L’Ordine dei Silenziosi’ in poco meno di un mese e senza interruzione ho buttato giù i primi due Capitoli.

Poi ecco all’orizzonte lo spauracchio degli scrittori. Il blocco, lo stop totale. Nel mio caso lo ascrissi all’attività intensa e alla nascita del mio bimbo che catalizzava tutte le mie forze e la mia gioia, tuttavia credo fosse più di origine mentale. 

Comunque dopo quasi due anni ho ripreso la produzione e deciso strenuamente di completare il primo romanzo che avrebbe aperto un ciclo e così sono giunto al 2014 quando ho scritto l’ultima riga.

Ricordo che mi sono sentito felice e ubriaco al tempo stesso, mi sembrava di aver vinto un campionato mondiale silenzioso.

Avevo quasi timore a dirlo a mia moglie, sapendo quante sere e notti avevo passato per trovare la chiusura del libro, a rileggere ogni capitolo, a revisionare i personaggi e i loro tratti.

Oggi non saprei farne a meno. Da quel primo romanzo ho terminato il secondo ‘Fulcrum’ che sarà pubblicato a breve e ho avviato il terzo e ultimo capitolo di questa trilogia ‘La Porta delle Ombre’ con l’ambizione di completarlo entro l’anno.

E’ tale l’adrenalina per generare plot che sto già lavorando al quarto che sarà fuori da questa trilogia. Ma questo ve lo racconto la prossima volta.

State con me!

Antonio

Andrea Ghini: il burattinaio, l’architetto maledetto che ha vissuto un infanzia difficile

State parlando solo dello sbirro e della studiosa piccola e indifesa! Se non ci fossi io in questa storia non ci sarebbe alcuna storia.

Proprio così, sono l’anima nera, il criminale che vive a cavallo tra la linea che delimita il bene dal male, se poi esiste veramente questa demarcazione.
Comunque per chi ancora non mi conosce sono Andrea Ghini e tutto quello che faccio è dare un senso al povero Anesini che si annoierebbe a morte a seguire casi semplici e risolvibili, criminali ordinari.
Sono il burattinaio, l’architetto maledetto che ha vissuto un infanzia difficile (non voglio la vostra pietà, intendiamoci), diciamo che ho preso quelle che chiamano ‘cattive strade’.
Solo che ion avevo già una sorta di GPS che le insicava tutte queste strade e le imboccavo con molta convizione e spirito d’avventura. Non posso dire di aver compiuto buone azioni, ma provate a giudicarmi solo alla fine e non sommariamente.

Mi chiamo Gianluca Anesini

Sono stato creato dalla fantasia dell’autore che, forse, avrebbe voluto vivere in prima persona molte delle avventure in cui mi trovo protagonista.

 

Ho trentasette anni e sono ufficiale dei carabinieri da oltre quindici. Ormai mi sento completamente, decisamente, strenuamente un baluardo nella lotta contro organizzazioni criminali nostrane e internazionali.

 

Nella prima opera, ‘L’Ordine dei Silenziosi‘, il mio ghostwriter mi tiene ancorato in una dimensiona nazionale, alla guida di una Compagnia dei Carabinieri a Milano, lottando contro una nuova Idra composta da molte teste e un corpo che spazia nel tempo.

Nel tempo! Esatto, caratteristica della trilogia intitolata ‘Fulcrum‘ è l’ellissi temporale adottata per descrivere eventi avvenuti in diverse epoche, ma legati indissolubilmente a una storia portante che sta al centro dei tre libri.

Mi trovo a tentare di sconfiggere nemici poco visibili che lottano tra loro per recuperare un leggendario Diario, una sorta di brogliaccio sulla vita e le azioni di un Colonnello napoleonico che ha coronato la propria carriera d’ufficiale francese vestendo il saio monacale in gioventù e tornando a indossarlo negli ultimi giorni della sua vita. Forse per emendare i propri peccati commessi con la divisa o forse più semplicemente perché la vocazione a corrente alternata lo cingeva più della ‘giberna’.

Fino a qui storia interessante, ma lo sviluppo più intrigante si ha proprio ai giorni nostri quando un avvocato faccendiere, una ricercatrice universitaria di storia e un broker finanziario capitato quasi per caso, diverranno il centro focale della folle ricerca.

All’inizio non si capisce bene chi tira le fila e forse non si capirà del tutto. Certo è che a rompere gli schemi già precari ci penserà un personaggio ‘nero’, nato nel crogiolo costituito dall’estremismo di destra di fine anni settanta, Andrea Ghini. Fuggito dall’Italia per crimini legati al terrorismo, sparisce nell’ombra aderendo alla Legione Straniera, matrigna che non fa molte domande sul passato delle anime che accoglie. Si specializza e dopo oltre venti anni di carriera da Legionario e mercenario entra in collisione con la ricerca del Diario.

Se il male può essere incarnato da una sola persona, Ghini lo veste come un abito su misura. Non avrà pietà per nessuno e … ma forse vi sto dicendo un pò troppo.

Sappiate che da questo momento inizia un antagonismo che attraverserà tutta la trilogia. Questa lotta rovinerà le mie relazioni personali, farà morire i miei amici e colleghi più cari… insomma l’autore tiene molto a me e alla mia solidità psicologica.

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