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“La fine del mondo”

Punta Arena, Cile  – 25 Maggio 2015

La vecchia Mitsubishi Pajero alzava la polvere sulla strada che portava al vecchio faro spagnolo.

Si potevano vedere fino a cinquanta, sessanta chilometri quando era nitido. La lunga caretera che portava alla fine del mondo era libera e silenziosa come durante la creazione della terra.

I colori, gli odori potevano far immaginare come doveva essere all’inizio di tutto, forse come sarà alla fine.

Questo era il posto che aveva scelto per lasciare tutti dietro. Era il suo buen ritiro, senza più mandanti o vittime, senza la violenza che gli aveva fatto da sposa fedele e muta per decenni. Solamente il vento che ti spaccava la testa, ti entrava dentro e non ti usciva più, nemmeno quando dormivi cercando di nascondere la testa sotto il cuscino per non sentirlo.

Sebastian guidava lento la jeep mentre il suo passeggero sonnecchiava sul sedile di fianco. Il paesaggio continuava a cambiare dai finestrini polverosi e incrinati dal tempo. Terra, sabbia, rocce. Tutto si mischiava indistintamente, come se fosse stato lasciato in fretta e furia dal grande architetto, come se fosse corso via per iniziare un’altra opera.